martedì 3 aprile 2012

La frase semplice II - La frase esistenziale

Dopo un certo periodo di pausa, eccoci di nuovo pronti col nuovo capitolo di questo blog!

Cominciamo con la presentazione. "La frase esistenziale". Premesso che Heidegger non c'entra nulla con l'argomento, dobbiamo subito notare che il verbo essere in giapponese non coincide col nostro.
Questo significa che, in base alla sua effettiva funzione, si dice in un modo o in un altro.

Stabiliamo ora, per puro riferimento, i tre casi alla loro forma piana prima e gentile poi.
da           です desu                 copula
いる iru        います imasu              esistenziale per cose animate
ある aru       あります arimasu         esistenziale per cose inanimate

Come abbiamo già visto, per costruire un predicato nominale (l'unione del verbo copula più un nome o un aggettivo), dobbiamo semplicemente mettere il nostro tema del discorso seguito da は wa e la copula dopo il sostanivo:

これは 箱だ
kore wa hako da
Questa è una scatola

È utile notare che nella lingua parlata, e specialmente nelle frasi brevi e alla forma piana, la copula si sopprime e a volte viene sostituita da una particella enfatica come よ yo.

図書館、どこ? ここよ
Toshokan, doko? koko yo
Dov'è la biblioteca? È qui

Ora invece è il momento di esplorare un altra questione. L'esistenza. In italiano questa funziona è resa indistintamente dal verbo essere, ma possiamo smascherarlo provando a sostituirlo col verbo stare. Se la frase regge, la sua funzione è esistenziale.
Da notare, tuttavia, che il giapponese dinstingue bene tra cose animate e inanimate: questo significa che una persona o un animale si trovano/stanno/sono in un dato posto, si userà いる iru, se invece si tratta di un oggetto si userà ある aru.

In questo caso, lo stato in luogo è reso con la particella に ni, che viene - come sempre - posizionata dopo la parola che indica il luogo:

私は ここに いる
watashi wa koko ni iru
Io sono qui

子猫は あそこに いる
koneko wa asoko ni iru
Il gattino è laggiù

ペンは あなたの手に ある
PEN wa anata no te ni aru
La penna è nelle tue mani

洗濯物は 外に ある
Sentakumono wa soto ni aru
Il bucato è fuori

Per rendere la frase gentile basta sostituire i verbi con la loro rispettiva forma gentile.

Vediamo invece come porre queste frasi alla forma negativa.
Creiamo un piccolo quadro di riferimento come prima:
ではない de wa nai       ではありません de wa arimasen             copula
いない inai                  いません imasen                       esistenziale per cose animate
ない nai                     ありません arimasen                   esistenziale per cose inanimate

Noterete da soli dei punti in comune, ma non preoccupatevi, saranno oggetto di un'analisi più approfondita più avanti.

私は ここに いない
watashi wa koko ni inai
Io non sono qui


子猫は あそこに いない
koneko wa asoko ni iru
Il gattino non è laggiù


あなたの手に ペンは ない
Anata no te ni PEN wa nai
Non ci sono penne nelle tue mani

外には 洗濯物が ない
Soto ni wa sentakumono ga nai
Non c'è bucato di fuori
C'è stato bisogno di sistemare l'ordine della frase per renderla più naturale. Una semplice sostituzione del verbo avrebbe lasciato seri dubbi a un orecchio giapponese. Per frasi molto semplici come "sono qui" questo problema chiaramente non si pone.

Nella frasi esistenziali si ha la tendenza, ma non è una regola ferrea, di utilizzare la particella ga invece di wa per marcare il soggetto.

Ora, se volessi invece fare di queste frasi una domanda? Nulla di più semplice.
In questi casi basta aggiungere か ka a fine frase, la particella che marca la domanda.
Di nuovo, nella lingua parlata e alla forma piana è facile che venga omessa in favore dell'uso del semplice tono di voce.

子猫は あそこに いないか?
koneko wa asoko ni inai ka?
Il gattino non è lì?


あなたの手に ペンは ありますか?
Anata no te ni PEN wa arimasu ka?
Ci sono penne nelle tue mani?/Hai delle penne in mano?

Per oggi basta, allenatevi e non esitate a contattarmi per dubbi o chiarimenti!

lunedì 19 marzo 2012

La frase semplice. Molto semplice.

Dopo tanto (taaaanto, me ne rendo conto) parlare di mille e mille scogli da superare prima di poter metter mano alla lingua, è forse arrivato il momento di cominciare a pronunciarci un po'.

Allora, con oggi cominciamo la frase semplice.
Come abbiamo avuto modo di accennare, il giapponese è una lingua che utilizza la struttura SOV, cioè Soggetto-Oggetto-Verbo.
Premettiamo che questa lezione presenterà i verbi sempre alla forma piana. Alla forma gentile ci arriveremo. Inoltre metterò degli spazi per aiutarvi a comprendere le parti della frase - separazione che tuttavia non si usa.
Il giapponese compone le sue frasi unendo le parole a delle particelle che ne identificano la funziona grammaticale; queste sono di fatto posposizioni, cioè particelle che si posizionano dopo la parola a cui si riferiscono.

In questo post parleremo delle particelle di base, はwa, e をo.
I più veloci avranno notato che si scrivono diversamente da come si pronunciano, ed è proprio così:
は (ha), quando e solo quando particella si legge wa.
を (wo) si legge wo solo quando si parla molto lentamente o nelle canzoni, altrimenti è o.

は wa è la particella che identifia il tema del discorso, che spesso ma non necessariamente coincide col soggetto della frase.

Proviamo a fare degli esempi:

私は イタリア人だ
watashi wa ITARIAjin da
Io sono italiano

貴方は 学生だ
anata wa gakusei da
Tu sei uno studente

今日は 寒い
kyou wa samui
Oggi fa freddo

Come vedete, qui è molto semplice. Stabilito che quel だ da alla fine della frase corrisponde alla copula italiana essere - voglio dire che non è esattamente il nostro verbo essere - vediamo come wa marca le parole watashi io e anata tu come tema e soggetto della frase.
Nell'ultimo caso invece vediamo che l'argomento principale è 今日kyou oggi ma non è il soggetto della frase - è impersonale.

を o anche è una particella molto semplice, anzi, probabilmente la più semplice: indica solo il complemento oggetto. Per i più smemorati significa che marca l'oggetto di una frase in diatesi attiva di un verbo transitivo, cioè la parola che risponde alla domanda chi/che cosa.

りんごを 食べる
ringo o taberu
Mangio una mela

手紙を 書く
tegami o kaku
Scrivo una lettera

Qui vediamo chiaramente la sua funzione. Le parole りんご ringo mela e 手紙 tegami lettera vengono marcate con la particella o per indicare il loro ruolo nella frase.
Non solo, tutti i verbi di movimento sono transitivi in giapponese:

あのハトは 空を飛ぶ
ano HATO wa sora o tobu
Quel piccione vola nel cielo

私は 道を歩く
watashi wa michi o aruku
Cammino per strada

Notate come 空 sora cielo e 道 michi strada sono marcati dalla particella o laddove in italiano vorrebbero una preposizione.
Inoltre il giapponese non necessita degli elementi deducibili dal contesto. In questo caso la frase può avere numerose interpretazioni - proprio perché non c'è contesto - ma possiamo dire che spesso quando il soggetto non c'è si sottintende uno degli interlocutori, in genere io.

E per ora questo è quanto.

Utilizzando una piccola lista di parole possiamo già provare a comporre delle frasi:
 学生 gakusei studente
会社員 kaishain impiegato
秘書 hisho segretario/a
弁護士 bengoshi avvocato (difensore)
看護婦 kangofu/ナース NAASU infermiera
先生 sensei dottore (usato da solo)

kuruma macchina (automobile)
アイスクリーム AISUKURIIMU ice cream (spesso abbreviato アイス AISU)
お茶 ocha
コーヒー KOOHII caffè
mise negozio
店員 ten'in negoziante/commesso
お菓子 okashi dolci
fuku vestiti (洋服 youfuku significa esplicitamente solo i vestiti all'occidentale)

音楽 ongaku musica
眼鏡 megane occhiali (sempre più spesso scritto in katakana)
kutsu scarpe

食べる taberu mangiare
飲む nomu bere
聞く kiku sentire/chiedere
運転する untensuru condurre (guidare)
奢る ogoru offrire  (sempre scritto in hiragana, comunque)
着る kiru indossare
歩く aruku camminare
走る hashiru correre


C'è giusto un verbo che è il caso di imparare sempre, visto l'ampio uso (e abuso!) da parte dei giapponesi. 頑張る ganbaru, scritto in diversi modi. Non si può tradurre letteralmente in realtà, ma significa un numero di cose tra cui dare il proprio meglio, tenere duro, impegnarsi al massimo e quant'altro. È una sorta di augurio o di empatia da parte dell'interlocutore.
Direi che basta così, dopo tutto, questo è un verbo che incontrerete milioni di volte!

Provate! Fatemi sapere!

giovedì 15 marzo 2012

Un saluto ~ 挨拶

Finalmente passiamo a un argomento più semplice! Gli 挨拶 aisatsu, i saluti.
Il giapponese è una lingua tendenzialmente formale, sicuramente molto più formale dell'italiano. Questo non necessariamente, ma possiamo affermare con certezza che è una lingua che ci permette di spaziare molto tra i vari registri a nostro piacimento - un esempio opposto è l'inglese, che invece ha un range molto ristretto.
Già dai saluti, ad esempio, possiamo notare la cura con cui i giapponese possono (come anche no) mostrare rispetto.


Vediamo allora i saluti generali:
お早う 御座います (おはよう ございます)ohayou gozaimasu buongiorno. È il primo saluto del mattino, si usa solo nella primissima parte della giornata. Già alle 10-11 si passa al successivo e più generico こんにちは konnichiwa.
今日は (こんにちは) konnichiwa buongiorno. Si usa dalla mattina fino alla sera. Probabilmente il saluto più conosciuto, spesso fatto passare per "ciao" in italiano. La verità è che ciao non esiste. Mancando di un saluto universale, konnichiwa è quello che meglio può tradurre il nostro ciao.
今晩は (こんばんは)konbanwa buonasera. Si usa circa dal tardo pomeriggio/cena in poi.
お休みなさい(おやすみなさい)oyasuminasai buonanotte, lett. riposa (spesso solo oyasumi).
*questi saluti vengono scritti quasi sempre solo in hiragana

Spesso si usano abbreviazioni di vario genere, quindi non sorprendetevi se qualcuno saluta con 'chiwa o altro.
Tra amici è usato spesso anche un semplice よ!yo!  "Ehi" in giapponese si dice おい! oi!


Quando ci si congeda invece si usano diverse opzioni.
 さようなら sayounara ciao/arrivederci è leggermente formale, può essere usato in qualsiasi situazione. Per renderlo più leggero si toglie l'allungamento della o e si pronuncia semplicemente sayonara, la norma tra giovani e amici.

それでは、私は失礼します sore de wa, watashi wa shitsurei shimasu.
La frase significa qualcosa come "con questo, mi congedo".
La parola 失礼 shitsurei significa letteralmente scortesia, ma è inglobata in molte formule di cortesia, e può significare quindi congedarsi/andar via/scusarsi (da 失 perdere 礼 ringraziamenti, ossequi).
Questo saluto detto così è un po' troppo formale, e tra amici è abbastanza impensabile, quindi si taglia un po'.
それでは sore de wa è già più usato, ma ancora di più では de wa.
Ora, in alcune posizioni le sillabe te wa e de wa si fondono creando rispettivamente cha e ja, solo per questioni di pronuncia, è più veloce. Quindi si ha それじゃ sore ja e l'ancor più sintentico じゃ ja.
In poche parole, tra amici spesso e più che volentieri si dice semplicemente ja.

Capita di sentire spesso anche バイバイ baibai bye bye, sicuramente più informale.
Ci sono poi alcune varianti proprio come in italiano, come:
また明日 mata ashita a domani
また今度 mata kondo alla prossima (in generale basta dire mata + quando vuoi)
(お)元気で (o)genki de prenditi cura di te, stammi bene (la prima o non è obbligatoria)


Per ringraziare qualcuno, come molti di voi già sapranno, si dice:
有難う御座います(ありがとう ございます) arigatou gozaimasu grazie. Questa è la frase completa, ma se non c'è bisogno d'essere formali il gozaimasu cade, e spesso anche il primo allungamento vocalico, lasciandoci col più semplice arigato.
Per essere invece particolarmente ossequiosi si può aggiungere どうも doumo all'inzio.
La risposta da dizionario è どういたすまして dou itashimashite, ma ad oggi lo si usa solo in contesti formali, ed è stato sostituito dal più semplice e universale いいえ iie no. Se il primo corrisponde un po' al nostro prego, il secondo assomiglia di più a "non c'è bisogno di ringraziarmi".
*tutti questi vengono scritti quasi sempre in hiragana

Per dire prego - come in "prego, faccia pure" - si dice どうぞ douzo, a cui si può rispondere どうも doumo e non arigatou.

Quando si inizia un pasto si dice sempre una formula fissa:
頂きます(いただきます)itadakimasu non traducibile, letteralmente "ricevo" (itadaku è la forma onirifica del verbo ricevere - viene inoltre spesso utilizzato nel senso di prendere qualcosa che vuoi molto e che gli altri non vogliono darti - un ladro, un rapitore ecc).
Quando si finisce il pasto si dice:
ご馳走様でした (ごちそうさま でした)gochisousama deshita non traducibile, pura formula di cortesia. Oggi si usa per estensione anche come verbo gochisou suru nel senso di "offrirsi di cucinare per qualcuno".
Anche se ormai in disuso, chi ha preparato il pasto può rispondere:
お粗末様でした (おそまつさま でした)osomatsusama deshita non traducibile.
*tutti questi vengono scritti quasi esclusivamente solo in hiragana

Quando si va via da un posto in cui di norma si deve rientrare - casa propria, casa in vacanza ecc... - si dice:
行って来ます (いってきます)itte kimasu torno (la costruzione implica che si torna dopo essere andati da qualche parte prima).
e chi resta in casa deve dirvi:
行ってらっしゃい itte rasshai torna (rasshai qui è la forma onorifica del verbo venire... in poche parole è la stessa identica cosa di itte kimasu, solo di registro più alto e inteso come imperativo).

Stesso scenario, quando si rientra si dice:
只今戻りました (ただいま もどりました) tada ima modorimashita proprio adesso sono tornato (in realtà questa versione si usa solo in casi formali, altrimenti basta dire tada ima)
E chi è già in casa deve accogliervi con:
お帰りなさい (おかえりなさい) okaerinasai ben tornato, lett. torna a casa (spesso abbreviato okaeri)
*tada ima viene scritto quasi esclusivamente in hiragana, okaeri invece dipende

Per chiedere scusa, si deve dire 御免なさい (ごめんなさい)gomen nasai, a volte semplicemente gomen.
Da non confondere con 済みません (すみません)sumimasen mi scusi - anche per attirare l'attenzione.
*entrambi quasi esclusivamente in hiragana

Quando ci si incontra per la prima volta è quasi d'obbligo dire 初めまして hajimemashite che corrisponde un po' al nostro "piacere di conoscerti".

Per dire "per favore" si usa spesso お願いします onegai shimasu, meno formale senza shimasu.
La formula よろしく yoroshiku (forma avverbiale dell'aggettivo 宜しい yoroshii bene/buono, leggermente formale) è ampiamente utilizzata in diversi contesti. Si usa sempre alla fine di una presentazione - come una sorta di auspicio di andare d'accordo - e la forma di cortesia よろしくお願いします yoroshiku onegai shimasu va imparata un po' con l'uso e l'orecchio perché purtroppo non c'è nulla di traducibile al 100% nella nostra lingua.

Come extra aggiungerei お気の毒に oki no doku ni che si usa in risposta a una serie di situazioni spiacevoli. Può assomigliare a un forte e sentito "che peccato", o "che pena", per esprimere una forma di condoglianza. A volte viene anche utilizzato come aggettivo.
お気の毒な事をしてしまった oki no doku na koto o shite shimatta ho fatto una cosa terribile/spiacevole/da rimpiangere.

"Che peccato" si dice in due modi, in base alla sfumatura. In genere si può dire 残念 zannen, che può essere ironico come letterale. Si può usare sia da solo sia in frasi complesse - come "È un peccato/mi dispiace, ma...".
Altrimenti si dice 生憎(あいにく)ainiku, usato in maniera più spesso ironica in frasi complesse.
Se usato come お生憎(様) おあいにくさま oainiku(sama), dove sama è opzionale, è del tutto ironico, un po' come per dire "peggio per te".

Per ora basta così, questi saluti (e qualche formula di cortesia) vi permetteranno sicuramente di sopravvivere un po' ai primi passi col giapponese!

mercoledì 14 marzo 2012

Introduzione ai Kanji II 漢字って何だよ?!後編

Con questo episodio metteremo un punto all'introduzione ai Kanji, e sapremo quanto dobbiamo sapere per cominciare a rapportarci con loro in maniera più sensata. Andare alla cieca non ha mai davvero aiutato nessuno, no?

È il caso dunque di riaprire il discorso sulle letture. Abbiamo detto che ogni kanji ha almeno circa due letture. Questo è il pensiero generale, di certo non una legge. Abbiamo stabilito che esiste una lettura detta kun'yomi (lettura giapponese o secondo la scrittura) e una detta on'yomi (lettura cinese o secondo il suono).

Cominciamo ad approfondire la on'yomi.
Le diverse on'yomi sono letture importate dalla Cina in diversi momenti durante l'evoluzione della lingua.
Sono in genere utilizzate nelle parole composte da più kanji, chiamate 熟語 jukugo. Una grande parte del lessico giapponese si compone di jukugo, ma ci sono anche alcuni casi in cui un kanji singolo utilizza la lettura cinese - questo perché, in genere, non esisteva un equivalente nativo.
In media le on'yomi sono di una-due sillabe.

A meno che non vogliate diventare dei veri esperti, linguistici e filologi, non è il caso di entrare nel discorso, ma diamo un breve accenno: le letture on possono essere raggruppate in quattro categorie, in base al periodo in cui vennero importate. Non è rilevante perché e per come, né vi potrà mai servire sapere quale lettura viene da quale periodo, ma può essere interessante sapere ad esempio che alcune letture di alcuni kanji comuni sono diverse perché fanno parte del lessico religioso entrato per primo in Giappone con la scrittura:
明: normale on'yomi è MEI ma c'è una seconda lettura, MYOU che significa illuminazione spiriturale, saggezza.
極楽 gokuraku paradiso, letteralmente [posto di] estremo piacere che viene da 極 cui prima lettura on è KYOKU e 楽 RAKU che abbiamo già trovato, si legge GAKU quando si riferisce alla musica.

È bene sottolineare che avere queste informazioni non è essenziale, anzi, ma è forse comunque bene saperlo per non confondersi più avanti. Dovete pensare che conoscere le letture cinesi vi dà un'enorme marcia in più per azzardare la pronuncia di una parola nuova che non conoscete, e magari capire subito anche il significato - cosa che fanno i giapponesi, e a volte neanche loro sono esenti da figuracce.

Ora facciamo qualche esempio - metterò il trattino solo per mostrarvi quale kanji ha quale lettura:
食事 shoku-ji pasto       性格 sei-kaku carattere           選択 sen-taku scelta
自由 ji-yuu libertà         弁当 ben-tou pranzo in scatola  散歩 san-po passeggiata
大戦 tai-sen guerra       深夜 shin-ya notte fonda         信頼 shin-rai fiducia

Come abbiamo detto ci sono anche dei kanji che da soli utilizzano la lettura cinese:
辺 HEN vicinanze         線 SEN linea/filo      円 EN yen/cerchio
段 DAN grado/gradino     三 SAN tre     天 TEN cielo (paradiso) - antica kun'yomi ama
市 SHI città              師 SHI esperto/maestro
死 SHI morte           詩 SHI posia - a volte viene assimilato da 歌 uta canzone

La forte omofonia di questi casi viene dal processo di semplificazione fonetica di cui abbiamo già parlato, questo significa che la varietà di suoni (e toni) del cinese è stata modificata per accomodare la ristretta capacità fonetica del giapponese.

Ora passiamo alla kun'yomi.
Si tratta della lettura delle parole native che possono comporsi di fino a cinque sillabe.
La logica in molti casi è questa: quando vennero importati i kanji dalla Cina si provvide a notare se fosse esistita già una parola corrispondente nativa. Se c'era, la pronuncia nativa diventava la kun'yomi del nuovo kanji. Prendiamo in esame il kanji 頭 che significa testa e che si pronunciava TOU. I giapponesi dicevano atama per dire testa, così atama è diventata la kun'yomi di 頭.
Sono spesso da soli, ma altrettanto spesso li trovano accomagnati da hiragana - le sillabe fuori dal kanji vengono definite 送り仮名 okurigana, cioè sillabe in kana che completano la pronuncia di una data parola.
Possiamo dire che in genere si hanno parole di 2-4 sillabe, con rari casi come 志 kokorozashi volontà/intenzione, 政 matsurigoto governo, 承る uketamawaru comprendere/sapere/sentire, peraltro tutti kanji che vengono usati quasi sempre in jukugo (parole composte di più kanji) e non così, da soli.
Inoltre alcuni kanji hanno lo stesso significato, conferendo diverse sfumature in base al caso.
Alcuni casi possono essere:
見る/診る/観る/看る/視る si leggono tutti miru e significano tutti guardare ma non tutti allo stesso modo. Il primo è quello più usato in generale, il secondo lo si usa in casi come "fatti guardare da un medico", il terzo è con più attenzione (ammirare fiori o guardare film), il quarto si usa nell'accezione di prendersi cura di/ badare a un malato, l'ultimo sottintende uno sguardo più fisso - è il meno usato, peraltro.
聞く/聴く/訊く si leggono tutti kiku e significano tutti sentire (con l'udito) e chiedere. In questo caso si può dire con certezza che il primo è il più comune, il secondo è utilizzato più con l'accezione di sentire - specialmente con più attenzione - e il terzo è usato un po' più spesso per il verbo chiedere.

Esempi di parole con lettura giapponese:
hi sole/giorno     日頃 higoro abituale       日傘 higasa parasole
inu cane             猫 neko gatto               馬 uma cavallo

Esempi di parole con lettura giapponese + okurigana:
 概ね oomune in generale     未だ imada/mada (non) ancora
生きる ikiru vivere     死ぬ shinu morire


Diverse parole usano entrambe le letture:
場所 baSHO luogo/posto   番組 BANgumi programma tv/radio
台所 DAIdokoro cucina
+ diverse parole con 具 GU strumento e 本 HON libro/origine (quando solo, significa libro)

Esistono poi diverse parole che si scrivono con kanji che ne esprimono il significato, ma con una lettura del tutto particolare:
今朝 kesa stamattina     今日 kyou oggi      昨日 kinou ieri     明日 asu/ashita domani
水面 minamo superficie dell'acqua    大人 otona adulto
海苔 nori alga nori            海豚 iruka delfino (lett. maiale di mare)
煙草 tobako tabacco - ormai scritto quasi esclusivamente in katakana (lett. erba da fumo)

Ci sono anche alcune parole che, nonostante una scrittura standardizzata, a volte hanno una lettura alternativa per dare sfumature diverse - questo si nota chiaramente allo scritto, dove si può avere una seconda chiave di lettura o sfumature che la lingua parlata non può conferire:
翡翠 hisui smeraldo - scritto spesso in katakana e comunque letto anche エメラルド EMERARUDO
紅い kurenai rosso cremisi - spesso assimilato e letto come 赤い akai rosso
hane piuma - a volte letto 翼 tsubasa ali

Tramite questo processo si possono creare parole nuove o sfumature che si notano solo leggendo - e pronunciando deliberatamente le parole come si preferisce. Si badi bene che questo processo è arbitrario e del tutto non necessario, dipende dalla volontà dell'autore.
ライオン RAION leone potrebbe essere scritto 雷音 raion da 雷 fulmine e 音 suono: questo creerebbe un gioco di parole perché pronunciato creerebbe l'immagine dell'animale, scritto quella di un tuono.
Giochi di parole di questo genere vengono ampiamente utilizzati nella multimedialità - anime, videogiochi, canzoni - e molti cantanti amano scrivere così i loro testi, dando una seconda lettura.
toki tempo può esser scritto come 瞬間 shunkan istante o 時空 jikuu spazio-tempo.

Allo stesso modo, all'interno di un contesto chiuso è facile che un kanji abbia una lettura abritraria limitata al suo uso lì e non in altri: se l'autore così decide, potrei leggere 龍の涙 ryuu no namida lacrima di drago come ドラゴンティア DORAGON TIA dragon tear.

È interessante conoscere quelle parole chiamate 当て字 ateji, cioè quelle parole utilizzate esclusivamente per il loro valore fonetico, senza alcun legame col significato.
Si tratta spesso di parole legate a paesi e nazionalità, e in pochi rari casi di aggettivi o altro.
亜米利加 amerika Stati Uniti       伊太利亜 itaria Italia      独逸 doitsu Germania (dall'olandese Duits)
阿弗利加 afurika Africa       欧羅巴 yooroppa Europa        倶楽部 kurabu club
寿司 sushi sushi                矢鱈 yatara a casaccio
出鱈目 detarame fatto male, nonsense, str***ata (sia aggettivo/avverbio che sostantivo)
Nel giapponese di oggi i kanji degli ateji sono quasi sempre sostituiti dal katakana.

Ci sono alcuni simboli da conoscere, almeno di vista:

si utilizza dopo un kanji per ripeterlo, in genere con un piccolo cambio di pronuncia - il 連濁 rendaku, di cui parleremo!
時々 tokidoki ogni tanto    様々 samazama vario    人々 hitobito le genti

si utilizza a volte come contatore con la pronuncia ka:
一ヶ月 ikkagetsu l'arco di un mese (ichi uno, ka contatore, getsu mese)
三ヶ国 sankakoku tre paesi (san tre, ka contatore, koku paese)
una forma desueta per un possessivo ormai cristallizzata solo in alcuni nomi di luogo:
藤ヶ丘 fujigaoka

E con questo, finalmente, chiudiamo la nostra lunga e tediosa introduzione!
A presto, con i primi passi nella lingua!


martedì 13 marzo 2012

Introduzione ai Kanji I 漢字って何だよ?!前編


Prima di parlare di qualsiasi altra cosa più "pratica", è il caso di parlare dei 漢字 Kanji.
La parola Kanji è composta da due kanji, 漢 kan cinese e 字 ji simbolo/lettera/carattere.
Questo perché sono, di fatti, dei caratteri che i giapponesi importarono dalla Cina.

Ora, la storia è molto articolata e la verità non si sa per certo. Quello che possiamo affermare è che intorno al VI secolo i giapponesi - sebbene avessero una lingua parlata - si ritrovarono a dover importare la scrittura dei vicini cinesi.
Per un periodo si cercò di creare un punto di incontro tra le due lingue, utilizzando il 漢文 kanbun il cinese letterario con note e aggiunte per adattarlo al giapponese - con cui, però, condivide ben poco avendo una grammatica profondamente diversa. Una volta che i kanji si stabilirono per esprimere le parole giapponesi, una grande quantità di parole cinesi confluirono nel lessico nipponico.

Ad oggi i kanji sono utilizzati per scrivere le suddette parole sino-giapponesi, nomi (comuni e propri), radici di verbi e aggettivi e in alcuni casi dei prestiti. La parte grammaticale e flessa del discorso viene espressa con l'hiragana.

L'istruzione giapponese prevede che ogni giapponese conosca circa 2200 kanji alla fine delle superiori. Questi sono chiamati 常用漢字 jouyou kanji kanji d'uso quotidiano, e sono composti da 1006 教育漢字 kyouiku kanji kanji d'istruzione - insegnati alle elementari - più i 1130 insegnati alle superiori.

È importante sapere che ogni kanji è composto di un radicale, cioè una parte principale - quasi sempre facilmente riconoscibile - che conferisce il campo semantico, cioè l'argomento a cui si riferisce, e uno o più componenti che completano e spesso conferiscono la pronuncia.
Più avanti troverete qualche esempio che potrà illustrarvi meglio di cosa si tratta!
L'argomento è assai ampio e complicato, ma per ora ci basta sapere questo.

Seguendo il percorso storico di cui abbiamo parlato, distinguiamo due sistemi di lettura per ogni kanji - che ha almeno una lettura, e in media due.
 1. La prima lettura è detta 訓読み kun'yomi, o lettura giapponese o secondo la scrittura. È la pronuncia nativa giapponese, quella che si usa per le radici dei verbi, degli aggettivi, e i sostantivi nativi.
2. La seconda lettura è detta 音読み on'yomi, o lettura cinese, o secondo il suono. È la pronuncia importata dalla Cina e riadattata al giapponese, che si usa in gran parte per i sostantivi. È detta anche pseudo-cinese.
Si può dire senza paura di sbagliare che la cosa più difficile di questa lingua è di fatti saper leggere correttamente i kanji. Si tratta in ottima parte di buona memoria, ma non solo questo...vedremo insieme perché.


Per quanto non sia poi così importante impararla a memoria, lo è almeno conoscere la categorizzazione ufficiale che li suddivide così:

1. 象形文字 shoukei moji pittogrammi
Sono la minor parte dei kanji di oggi. Come potete immaginare, sono dei caratteri che esprimono un'idea tramite un disegno che col tempo è stato stilizzato fino a dare ciò che scriviamo oggi.
Un piccolo esempio può essere qui:












2. 指示文字 shiji moji ideogrammi indicativi
Simili ai pittogrammi, non vengono da un disegno ma sono un altro modo per esprimere un concetto tramite astrazione. Ad esempio abbiamo:
一 uno      二 due      三 tre      上 sopra      下 sotto

3. 会意文字 kaii moji ideogrammi composti
Sono composti di due o più pittogrammi che prendono il proprio significato dall'unione dei componenti. Ad esempio:
人 persona + 木 albero = 休 riposare (dall'idea di un uomo che si poggia su un albero)
木 albero + 木 albero + 木 albero = 森 foresta
日 sole + 月 luna = 明 luminoso

4. 形成文字 keisei moji ideogrammi radicale-fonetici
Sono ideogrammi che hanno un radicale che ne identifica il significato, e una parte che ne identifica la pronuncia. Sono la stragrande maggioranza dei kanji di oggi - si parla di circa il 90%.

Esempio radicale: 語, 許, 議, 読 e molti altri condividono il radicale 言 che significa dire/parola. I componenti daranno la pronuncia, mentre possiamo star certi che il significato avrà qualcosa a che fare con la parola.
Esempio fonetica: 時, 痔, 持, 侍 hanno tutti la on'yomi ji, in quanto condividono il componente 寺 che si pronuncia così. Ci sono tuttavia eccezioni come 待 tai e 特 toku.

5. 転注文字 tenchuu moji ideogrammi dal significato esteso
Un gruppo di ideogrammi poco chiaro e obiettivamente poco chiaro anche a chi li ha identificati. Si intende, in teoria, un gruppo di kanji etimologicamente vicini ma diversi in pronuncia e significato. Un esempio può essere 老 rou anziano/invecchiare e 考 kou pensare/considerare, apparentemente simili o uguali nella loro pronuncia in Cinese antico. Un altro è 楽 che distingue due pronunce e due significati, raku piacere/agio e gaku musica.
La pertinenza non è del tutto chiara, ma come abbiamo già detto non lo è neanche per chi ha inventato questa nomenclatura.

6. 仮借文字 kashaku moji ideogrammi rebus
Usati laddove combinare altri kanji era difficoltoso, sono essenzialmente ideogrammi esistenti alterati per conferire un nuovo significato. 風 vento viene da 鳳 Feng/Fenice.
Al contrario: 北 significa nord, ma in origine significava schiena, ora scritto 背, o 砂 sabbia in origine veniva scritto 少 poco numeroso.

Finisce così la nostra impegnativa introduzione ai Kanji. A prestissimo la seconda e conclusiva parte!
La prossima volta parleremo meglio di kun'yomi e on'yomi, e daremo le ultime dritte su scrittura e lettura... l'ultimo passo prima del vero inizio!
チャンネルはそのまま!

giovedì 8 marzo 2012

Katakana - Approfondimenti

In questa lezioncina approfondiamo un punto particolarmente spinoso per gli studenti italiani.
Come si traslittera in katakana e come riconoscere i principali sistemi di approssimazione.

Innanzitutto dobbiamo ricordarci che i kana hanno sempre valore puramente fonetico: questo significa che scrivendo in katakana la nostra preoccupazione sarà scegliere le sillabe più appropriate per produrre il suono, non riprodurre la grafia.

Le parole straniere che vengono portate in giapponese vengono modificate per adattarsi alle limitazioni fonetiche di questa lingua.

Teniamo sempre a mente che nonostante moltissime parole siano entrate nel giapponese moderno e abbiano una data ortografia, ci sono diverse parole che permettono varianti - in base all'orecchio e la discrezione dell'interlocutore.
パーティ e パーティー per Festa
エレベータ e エレベーター per Ascensore
セレーナ e セレナ per il nome Serena

Come abbiamo già visto, fatta eccezione per la N, non è possibile avere più consonanti in blocco. Per ovviare a questo problema, si aggiunge una vocale tra le consonanti e/o in finale di parola.
La lettera usata in genere è la u, fatta eccezione per la fila delle T/D che usa la o.
テスト TESUTO Test
デスクトップ DESUKUTOPPU Desktop
ボックス BOKKUSU Scatola (da Box)
スタート SUTAATO Inizio/Via! (da Start)
アルバイト ARUBAITO Lavoro part-time (da Arbeit in tedesco)

L'italiano è la lingua che forse crea meno problemi, dato che la scrittura è generalmente molto fedele alla pronuncia. Prendiamo dei nomi di persona come esempio.
バルバラ BARUBARA Barbara
          Questo nome è molto semplice, l'unica cosa da fare è aggiungere una u 
ステファノ SUTEFANO Stefano
         Olte alla u, ricordiamoci della F, che si scrive FU+vocale.
ヴァレリア VARERIA Valeria
        Sappiamo che la R vale anche per la nostra L, e la V si scrive U nigorizzata + vocale
キャーラ KYAARA Chiara
        "Chia" viene pronunciato come dittongo, e allunghiamo la A per fedeltà alla nostra pronuncia.
ティツィアーノ TITSIAANO Tiziano
        Ricordiamoci come si scrive TI (TE+I). La Z italiana viene pronunciata come TS, quindi usiamo la sillaba corrispondente (TSU+vocale). Allunghiamo la vocale per fedeltà alla pronuncia.
フランチェスカ FURANCHESUKA Francesca
       Mettiamo le u dove necessario. Sappiamo che CHE si scrive CHI+vocale.
マーシャ MAASHA Mascia
      Poco usato, ma ci rinfresca la memoria sui dittonghi. SHI+YA.

Possiamo comunque stabilire che entro un certo margine possiamo giostrarci la grafia del nostro nome secondo le nostre preferenze; se si preferisce evidenziare l'accento in Stefano si può allungare la E, o al contrario togliere l'allungamento alla A di Chiara - anche se non consiglio di togliere il dittongo come molti fanno, visto che nessuno pronuncia CHI-A-RA - o raddoppiare TS in Tiziano e così via per tutti gli altri nomi.

Questo però è tutto molto semplice, il vero problema è altrove, e cioè quando si tratta di parole straniere non italiane usate nel loro quotidiano.

Prenderemo in esame l'inglese:
Il presupposto generale è un'estremizzazione della pronuncia britannica. Conoscere la corretta pronuncia dell'inglese è di vitale importanza se non si vuole finire a grattarsi il capo di fronte ai 外来語 gairaigo prestiti.

Tutti i suoni muti accompagnati da R (ie AR, ER, RE, IR, OR, UR) vengono resi con una A, breve o lunga in base al caso, e la R cade.
バー BAA Bar                                     センター SENTAA Center                  ユーザー YUUZAA User
コア KOA Core                                   ファースト FAASUTO First                 セーラー SEERAA Sailor
ハート HAATO Heart/Hurt                  パープル PAAPURU Purple              サバイバル SABAIBARU Survival

Allo stesso modo, la R prima di una consonante viene soppressa.
ロード ROODO Lord/Load             バード BAADO Bird/Bard          パーク PAAKU Park
フォーク FOOKU Fork                   マーク MAAKU Mark/Marc
ガード GAADO Guard                       ブリザード BURIZAADO Blizzard         ワールド WAARUDO World

A causa della mancanza delle sillabe SI e ZI, si usano rispettivamente シ SHI e ジ JI.
シンシア SHINSHIA Sincere/Cynthia           イー ジー IIJII Easy
ファンタジー FANTAJII Fantasy


Il TH in inglese può essere sordo o sonoro. In un caso si usa la S, nell'altro la Z.
サード SAADO Third                 サンダー SANDAA Thunder          サンキュー SANKYUU Thank you
スミス SUMISU Smith               ブレス BURESU Bless/Breath       スリル SURIRU Thrill
ZA The                                 ジ JI The (ie The End)

Quando il suono æ (la e molto aperta come in family o apple) preceduta a K diventa キャ KYA.
キャンディ KYANDI Candy         キャスト KYASUTO Cast             キャッスル KYASSURU Castle

I suoni finali K, CH e J possono finire in i e non in u.
ケーキ KEEKI Cake               ステーキ SUTEEKI Steak                 ブレーキ BUREEKI Brake
スイッチ SUICCHI Switch      ブローチ BUROOCHI Brooch          キャッチ KYACCHI Catch
ページ PEEJI Page                 サルベージ SARUBEEJI Salvage      メッセージ MESSEEJI Message

Più regolare è il suono SH.
フラッシュ FURASSHU Flash      ブラッシュ BURASSHU Brush/Blush   スマッシュ SUMASSHU Smash

Come abbiamo già visto la T(u) ha diverse soluzioni.
ツー TSUU Two                    ツアー TSUAA Tour (turistico)           
トゥルー TURUU True             トゥレットシンドローム TURETTO SHINDOROOMU Sindrome di Tourette
トゥース TUUSU Tooth            トゥール TUURU Tour (de France)

Buona parte delle parole in uso  con la V usano il suono B.
ベランダ BERANDA Veranda       フィーバー FIIBAA Fever      オーバー OOBAA Over

La maggior parte delle vocali segue un semplice processo di approssimazione, ma molti suoni vicini alla e muta (ə, schwa) cambiano in A.
バブル BABURU Bubble                  トラブル TORABURU Trouble      ラブ RABU Love

La traslitterazione di -ing è spesso arbitraria.
ハッキング HAKKINGU Hacking
サーフィン SAAFIN Surfing

Alcuni prestiti di vecchia data usano チ CHI e non ティ TI.
チケット CHIKETTO Ticket        ロマンチック ROMANCHIKKU Romantic

Raramente la traslitterazione è incoerente, specialmente nei dittonghi.
スォード e ソード per Sword
ブレーク e ブレイク per Break
ソール e ソウル per Soul
スイッチ e スィッチ per Switch
In tutti i casi la seconda soluzione è la più usata.


Per quanto riguarda altri suoni, possiamo dire che:
Quando le parole sono francesi,  si tende a usare la u finale, anche con la N.

Il resto non è molto diverso da quanto avete imparato finora, ma bisogna fare attenzione al suono oi.
クロワッサン KUROWASSAN Croissant     クロワ KUROWA Croix
ノワール NOWAARU Noir                エトワール ETOWAARU Étoile

Quando le parole sono tedesche, bisogna stare attenti al suono ch, che viene reso indistintamente ヒ HI e ハ HA.
バッハ BAHHA Bach           リヒター RIHITAA Richter          ナハト NAHATO Nacht

Se già accompagnato da vocale, segue la vocale.
バウムクーヘン BAUMUKUUHEN BaumKuchen 

FUN FACTS: A causa della scarsa conoscenza del katakana, abbiamo spesso ricevuto traslitterazioni imprecise. Da Yattaman per Yatterman, Mazinga per Mazinger, Gidane per Zidane in Final Fantasy IX, Rinoa per Lenore in Final Fantasy VIII e molti molti altri.

E con questo finisce questa lunga lezione sul katakana!

mercoledì 7 marzo 2012

Introduzione ai Kana III 後編

Finalmente arriviamo al terzo e ultimo capitolo dell'introduzione alla pronuncia e alla scrittura dei Kana.

Ora che sappiamo un sacco di cose - anche se puramente teoriche - della scrittura e della pronuncia giapponese, molti di voi si saranno comunque accorti, studiando i Kana, che finora non abbiamo coperto che le 47 sillabe di base.

Continuiamo dunque da qui:

ATTENZIONE: Queste prossime righe sono la spiegazione più tecnica. Sotto l'immagine troverete la versione semplificata!

Le 47 sillabe "di base" sono chiamate 清音 seion, cioè suoni sordi - senza vibrazione delle corde vocali.
Ponendo sulla maggior parte di questi suoni un 濁り nigori (chiamato anche 濁点 dakuten) si ottengono i 濁音 dakuon, i suoni impuri o sonori, cioè con vibrazione delle corde vocali. Il nigori è semplicemente la presenza di due trattini ゛volgarmente chiamati anche tenten (da 点 ten punto) in alto alla sillaba. Solo la fila dell'H utilizza l' 半濁点 handakuten, un cerchietto ゜per produrre il suono P, definito 半濁音 handakuon semisonoro.
Inoltre, aggiungendo や、ゆ o よ di piccole dimensioni (ゃ、ゅ、ょ) vicino alle sillabe in i (き、し、ち、に、ひ、み) si ottengono i dittonghi, chiamati 拗音 youon, palatalizzati o contratti.
Ok, questa la spiegazione tecnica. Ora che vi siete annoiati e magari la voglia di leggere vi è passata, passiamo a una spiegazione più convincente e assai meno complicata.

In poche parole...

Ci sono i suoni semplici, puri, sordi - chiamateli come volete, le 47 sillabe che abbiamo imparato a conoscere e amare.
Seguendo la figura qui sopra possiamo dire che:
Grazie al nigori:
K - G
S - Z         ma     SHI - JI
T - D        ma     TSU - DZU      e      CHI - DJI
H - B
Grazie al cerchietto, pallino, maru, handakuten - scegliete voi il nome che preferite:
H - P

Le sillabe in i + ゃ、ゅ、ょ creano le sillabe dittongate.
Fate bene attenzione ai suoni し shi e ちchi e alle rispettive forme nigorizzate じ ji e ぢ (d)ji perché, quando dittongate, perdono totalmente il suono i e creano rispettivamente:
しゃ sha        しゅ shu       しょ sho
ちゃ cha       ちゅ chu       ちょ cho
じゃ ja           じゅ ju          じょ jo
ぢゃ dja        ぢゅ dju       ぢょ djo
Se volessimo forzare un palallelo con l'italiano, potremmo dire che è un po' quello che succede in parole come "scienza" o "valigie", dove la grafia presenta un suono che in realtà non si pronuncia.

In generale sappiamo che le sillabe in W sono ormai in disuso nel giapponese moderno, fatta eccezione per を wo, e solo in hiragana, perché particella che marca il complemento oggetto. Le altre sono totalmente inutili, anche solo conoscerle è di assai dubbia utilità.
La particella を wo, comunque, ha una pronuncia ormai più vicina a una vocale semplice お o, e solo quando si parla molto lentamente o nelle canzoni si sente la semivocale W.

Gli ormai famosi ぢゃ dja, ぢゅ dju e ぢょ djo sono anch'essi praticamente mai usati, e sempre sostituiti dagli omofoni (dalla stessa pronuncia) じゃ ja, じゅ ju e じょ jo.

FUN FACT 1: È curioso sapere che le uniche parole che usano dunque  ぢ dji sono le parole legate al sangue, come 鼻血 hanadji epistassi (sangue dal naso) e l'unica che usa ぢ dji da solo è la parola 痔 dji emorroidi, anche se ormai anche questo è stato quasi del tutto assimilato da じ ji.
FUN FACT 2: A quanto pare la sillaba myu in hiragana è presente - pare - esclusivamente in un cognome, e mai in una parola Sino-giapponese. È tuttavia utilizzato nei prestiti.
FUN FACT 3: Nei testi antecedenti al 1950 il sillabario standard era il katakana.


Detto ciò, passiamo al katakana.
Le cose che si sono dette finora restano valide - e la pronuncia chiaramente non cambia.
Tuttavia!
Quando si scrive in katakana, l'allungamento della vocale è infinitamente semplificato, basta aggiungere un trattino dopo la sillaba desiderata ー, come abbiamo visto nella parola パーティ PAATI (festa) del primo video.
Inoltre, quando si scrive un nome di persona - soprattutto fino a un po' di tempo fa, ma noto che recentemente la cosa sta andando in disuso - si mette prima il nome e poi il cognome (al contrario dei nomi giapponesi!) separandoli con un puntino al centro ・.
Ora, come possiamo scrivere le lettere che il giapponese di base non ha?
In genere si aggiunge la vocale che vogliamo di dimensioni ridotte vicino alla sillaba più simile al suono che vogliamo produrre.

Facciamo degli esempi:

TE + I = ティ TI              TO + U = トゥ TU
SHI + E = シェ SHE      CHI + E = チェ CHE
I + E = イェ YE   
TSU + Vocale = ツァ TSA ツィ TSI ツェ TSE ツォ TSO

Le sillabe in W sono generalmente sostituite da U + vocale, anche se ワ WA spesso tiene la sua grafia:
(ウァ WA)        ウォ WO         ウィ WI        ウェ WE

Per produrre il suono F prendono la sillaba フ FU e si usano le vocali.
ファ FA            フィ FI              フェ FE        フォ FO

Per produrre il suono V prendono la lettera ウ U e aggiungono il nigori.
ヴァ VA          ヴィ VI             ヴ V(U)         ヴェ VE             ヴォ VO

Ora, proviamo a leggere delle parole straniere e dei nomi in katakana:
カップ KAPPU tazza                    テレビ TEREBI Televisione (abbreviazione di Television)  
コップ KOPPU bicchiere             エレベーター EREBEETAA ascensore
アメリカ AMERIKA Stati Uniti   スペイン SUPEIN Spagna
フランス FURANSU Francia       ドイツ DOITSU Germania
イタリア ITARIA Italia                 コーヒー KOOHII Caffè
ミルク MIRUKU Latte (variante di 牛乳 gyuunyuu parola giapponese per latte)
テーブル TEEBURU Tavolo      ガラス GARASU Vetro
ノート NOOTO Quaderno           コンピューター KONPYUUTAA Computer
パソコン PASOKON PC (dalla contrazione di Personal Computer)
リモコン RIMOKON Telecomando (dalla contrazione di Remote Controller)
エアコン EAKON Aria condizionata (dalla contrazione di Air Conditioning)
アルツハイマー ARUTSUHAIMAA Alzheimer
 
Per oggi questo è quanto, mi rendo conto che è molto, ma sono certo che potete farcela!
皆のもの、頑張り給え!